L'Angelo che veglia sulla nostra città...

L'occasione per parlare dell'Angelo di Chioggia, uno dei simboli della città, è il ritrovamento da parte del maestro Loris Tiozzo di una foto dell'officina paterna in cui troneggia l'imponente Angelo dopo una importante riparazione. Un articolo di Giorgio Aldrighetti (Nuova Scintilla 14.2.1982) racconta il fatto attingendo all'intera famiglia Tiozzo: subito dopo la fine della seconda Guerra Mondiale si decide di reastaurare l'Angelo che era stato privato di un'ala durante una tempesta, forse per un fulmine. L'ala non fu mai ritrovata. Dopo la guerra l'officina di Bruno e Fausto Tiozzo venne incaricata della difficile opera. Con potenti argani fu riportata a terra la statua e iniziarono i lavori. La statua è fatta di rame e funge da segnavento. Fu riparata, l'ala riforgiata e poi riposizionata inserendo nuovi cuscinetti per facilitarne la rotazione.
Mi sono chiesto spesso da quando, nel 2011, mi sono trasferito a Chioggia come si chiamasse e cosa rappresentasse di preciso il grande angelo segnavento del campanile di S.Giacomo. Lo vedevo ritratto mentre soffiava la tromba su vele e imbarcazioni. Ho persino scritto un breve racconto e, nell'incertezza, lo battezzai Belueth con un'eco quasi ebraica. Ne ho parlato di recente col professor Ravagnan e col maestro Loris Tiozzo ma il mistero s'infittisce. Qualcuno sostiene che sia l'arcangelo Gabriele che porta messaggi, altri sostengono che faccia riferimento agli angeli dell'Apocalisse, altri infine che rappresenti un Serafino, uno degli angeli più vicini a Dio. Quest'ultima identificazione non ha fondamenti. Un'altra suggestione è quella di accostare quest'angelo alla arcaiche raffigurazioni di Eolo, dio dei venti, di certo fatto oggetto di culto dai marinai nell'antica Clodia.
Nell'Apocalisse l'Apostolo Giovanni descrive con un linguaggio figurato e simbolico le calamità che colpiscono la terra in questo modo: “Il primo angelo suonò la tromba: grandine e fuoco, mescolati a sangue, caddero sulla terra. Rimase bruciata la terza parte della terra,la terza parte degli alberi e ogni specie di piante”.”Il secondo angelo suonò la tromba: cadde nel mare un’enorme massa incandescente. La terza parte del mare diventò sangue, e la terza parte degli animali morì, e la terza parte delle navi perì”. “Il terzo angelo suona la tromba: dal cielo cadde una stella immensa, che bruciava come una fiaccola: cadde sulla terza parte dei fiumi e delle sorgenti d’acqua." Insomma il castigo è tremendo e prosegue con le altre quattro trombe, ma non ancora totale: solo la “terza parte” della terra, del cielo, delle acque è colpita. (Apocalisse 8:6-13.) Ma non credo che possiamo riconoscere questa intenzione nella scultura, non c'è questo pathos ma piuttosto serenità.
C'è però un ultimo riferimento interessante nell'Apocalisse: un angelo non identificato che annuncia il Giudizio suonando il corno (e non la tromba quindi). Secondo la leggenda lo si potrebbe proprio identificare con l'arcangelo Gabriele. E c'è un'ultima curiosità: da questa leggenda ha preso il nome la "tromba di Gabriele" del matematico Torricelli (Roma, 15 ottobre 1608 – Firenze, 25 ottobre 1647), ovvero il solido ottenuto dalla rivoluzione intorno all'asse di una certa equazione. Questo solido ha la particolarità di avere volume finito, ma area infinita. E la forma come vedete è proprio una tromba come quella del nostro angelo che potremo ora con più sicurezza venerare come icona dell'Arcangelo Gabriele.
Testo del prof. Francisco Merli Panteghini (mediatorelementare@gmail.com)

Foto dell'autore (1), di Loriz Tiozzo (2) e le altre tratte da Wikipedia

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